Il 6 ottobre 1924 Maria Luisa Boncompagni trasmetteva la prima trasmissione radiofonica italiana targata URI (Unione Radiofonica Italiana) . A distanza di cent’anni vogliamo ripercorrere la storia del mezzo più amato dalla sua invenzione fino ai giorni nostri, in Italia e nel mondo.

Il 2 luglio 1897 il nome di Guglielmo Marconi venne impresso per sempre nella storia. L’allora 23enne italiano otteneva infatti a Londra il brevetto per la sua trasmissione telegrafica senza fili, via onde radio, quella che poi sarebbe stata conosciuta al mondo, appunto, come radio e che gli valse, nel 1909, il premo Nobel per la Fisica.  Fu un giorno che cambiò radicalmente il corso degli eventi, permettendo all’uomo di fare un salto nel futuro nel campo delle telecomunicazioni e consentendo alle notizie di iniziare a circolare in tempo reale.

Nel 1894 iniziò i primi esperimenti con le onde elettromagnetiche, importante oggetto di studio dell’ultimo periodo a livello europeo. Fu infatti leggendo le relazioni del fisico tedesco Rudolph Hertz, che per primo aveva dimostrato sperimentalmente l’esistenza delle onde elettromagnetiche (non a caso, nel sistema internazionale di unità di misura, la frequenza è misurata in hertz), che Marconi trovò l’ispirazione per compiere i primi esperimenti di trasmissione a distanza senza filo.

Guglielmo Marconi alle prese con una delle sue apparecchiature

Nel 1895 acquistò alcuni componenti e preparò un trasmettitore e un ricevitore radiotelegrafico, che sperimentò a Pontecchio (Bologna). L’apparato di trasmissione e quello di ricezione erano separati da una collina: i segnali Morse furono ricevuti a circa 2 km di distanza dal fratello, che segnalò il successo della prova con un colpo di fucile. Aveva così compiuto il primo esperimento di telegrafia senza fili e realizzato la prima trasmissione di un segnale Morse su onde radio.  

Recatosi a Londra con tutta la famiglia, dove era forte l’interesse nella ricerca di nuovi e più potenti metodi di comunicazione, ricevette il suo primo brevetto nel 1896 e poi, l’anno successivo, quello per la telegrafia senza fili. Nel 1898 le distanze di trasmissione aumentarono a circa 100 km, e nel 1902 effettuò la prima trasmissione attraverso l’Oceano Atlantico.

Ma per Marconi da quel giorno non fu tutto rose e fiori: dovette infatti contendersi il titolo di inventore della radio con il fisico e ingegnere elettrico Nikola Tesla, il quale aveva effettuato esperimenti simili nel campo. Tuttavia Marconi negò di aver letto gli studi di Tesla, mentre confermò di essersi ispirato ai fisici Righi e Hertz.

Nonostante ciò, ad oggi Guglielmo Marconi è considerato il padre della radio, rivoluzione dei sistemi di comunicazione.

La radio come la conosciamo oggi: le prime vere trasmissioni radiofoniche

Pur essendo l’invenzione di Marconi rivoluzionaria, per anni non fu ben chiaro il futuro della ricezione radio: molti lo utilizzarono come mezzo di comunicazione tra singole persone, come una sorta di telefono. In particolare negli Stati Uniti furono molti gli appassionati che si cimentarono nel campo della radiotelegrafia e della radiotelefonia. Ciò cambiò però con lo scoppio della Prima guerra mondiale.

Quando gli Stati Uniti entrarono nel conflitto nel 1917, le trasmissioni radioamatoriali furono proibite per lasciare spazio a quelle militari. Finita la guerra, la comunicazione amatoriale riprese con maggiore vigore, ma affiancata da un modello completamente nuovo di utilizzo del mezzo, sviluppato per la prima volta nel 1916 da David Sarnoff – futuro presidente dell’emittente RCA (Radio corporation of America). L’idea consisteva nell’inviare una singola trasmissione a più ricevitori in luoghi diversi, senza possibilità di risposta, idea che non piacque alla società di Marconi ma che segnò di fatto il futuro del mezzo.

Si diffusero le prime vere e proprie trasmissioni radiofoniche: con l’idea di fornire alla radio una funzione redditizia anche in tempi di pace, le prime stazioni radio commerciali si diffusero a partire dal 1920. Ricordiamo per esempio i primi esperimenti di Frank Conrad, ingegnere elettrico di Pittsburgh, che iniziò a trasmettere i fonografi della sua collezione personale da un garage con licenza amatoriale: è lui il primo a fornire la possibilità agli ascoltatori di richiedere brani particolari e di trasmettere dediche. Poco tempo dopo la Westinghouse Electric Corporation, presso cui lavorava, venne a sapere della sua attività e, con licenza ufficiale, aprì stazioni radiofoniche a Pittsburgh, Newark e Chicago con il nome di KDKA, mentre la RCA inaugurò una stazione sperimentale. Focus delle prime trasmissioni furono principalmente le notizie, anche sportive, e la musica. Grazie anche alla diffusione di un nuovo genere musicale che stava spopolando negli Stati Uniti, il jazz, ci fu un vero e proprio boom della radio, che portò alla nascita di quasi 500 stazioni prima della fine del 1922.

Frank Conrad
Frank Conrad e il suo piccolo studio di trasmissione nel garage

La radio in Italia e in Europa

Mentre le stazioni statunitensi fin dal principio giocavano sulla concorrenza e il finanziamento attraverso le sponsorizzazioni, in Italia, come anche nella maggior parte delle nazioni europee, la radio veniva gestita in monopolio dallo stato attraverso il pagamento di un canone. Nel nostro Paese le prime trasmissioni risalgono al 1924, affidate dallo Stato alla URI (Unione radiofonica italiana), fondata nell’agosto di quell’anno.

Il 6 ottobre la prima trasmissione ufficiale: la voce era quella Maria Luisa Boncompagni, che leggeva notizie di Borsa e il bollettino meteorologico, intervallata da musica operistica, da camera e da concerto. L’Unica stazione trasmittente è a Roma, nell’attuale quartiere Parioli, allora campagna. Le notizie trasmesse erano fornite unicamente dall’agenzia giornalistica Stefani, voluta dallo stesso Cavour nel 1853 e nel 1924 proprietà di Manlio Morgagni, fedelissimo di Benito Mussolini. Tra il ’24 e il ’29 si inizia a trasmettere anche dalle stazioni di Milano, Napoli e Torino.

Nel gennaio 1928 l’URI diventa EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, nonché mezzo propagandistico del regime fascista. Nel giugno del 1933 si diffonde la Radiorurale (nella foto), ricevitore a prezzo e componenti standardizzati accessibile ai più, promossa dall’Ente Radio Rurale, istituto del Regime per la diffusione del mezzo, che portò la radio in ambienti collettivi, nelle scuole e nelle campagne. 

Un nuovo mezzo politico: l’inizio della seconda guerra mondiale

Come in Italia, anche in Germania la radio divenne un importante strumento di propaganda politica. Venivano trasmessi, per esempio, i discorsi di Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia a Roma. Ma anche nei paesi democratici il nuovo mezzo di comunicazione fu importante per sostenere lo spirito dei cittadini. Un esempio il caso del presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt che trasmetteva dalla Casa bianca i famosi “discorsi del caminetto” (così chiamati per la presenza di un caminetto all’interno della sala di trasmissione, come dimostrano le fotografie dell’epoca) o le trasmissioni di Radio Londra, le cui trasmissioni arrivavano oltremare in oltre 45 lingue diverse.

Benito Mussolini durante uno dei suoi annunci alla radio (AP Photo)
Franklin Roosevelt e i “discorsi del caminetto” (AP Photo)

Con la liberazione dal fascismo di parte della penisola, nel 1944, la EIAR si suddivise in due società: una di centro nord, ancora sotto il controllo dei fascisti, e una nell’Italia liberata. Questa seconda prese il nome di RAI (Radio Audizioni Italiane), l’azienda che da lì a poco avrebbe iniziato anche ad occuparsi della trasmissione televisiva.

Anni Quaranta e Sessanta: dalla nascita della televisione al fenomeno delle radio libere

Fu proprio grazie ad un’evoluzione della tecnica di trasmissione radio, fino ad allora una novità, che nacque la possibilità di abbinare all’audio anche delle immagini. Nacque così la televisione, dapprima negli Stati Uniti e poi diffusa in tutto il mondo, che mise in pericolo il monopolio radiofonico dell’ultimo periodo.

Le famiglie che precedentemente si riunivano davanti ad una radio per ascoltare musica, trasmissioni e sceneggiati iniziarono a riunirsi davanti alla televisione, che offriva uno spettacolo più ricco e coinvolgente.

Ma il sopraggiungere del rock, genere musicale che avrebbe fatto da padrone negli anni successivi, unito al diffondersi, dopo la guerra, delle prime piccole radio-portatili a transistor (in foto), leggere ed economiche, permise alla radio di sopravvivere alle innovazioni tecnologiche. I ragazzi dell’epoca avevano trovato modo, grazie alla radio, di ascoltare con facilità le prime rock-band che si affacciavano nel panorama musicale del periodo.

Negli anni Sessanta inoltre, epoca delle grandi contestazioni politiche negli USA e in Europa, la radio divenne il mezzo prediletto dai gruppi politici giovanili, diretto ed efficace (e più economico di una stazione televisiva). Nacque così il fenomeno delle cosiddette radio libere, indipendenti dallo Stato o da grandi aziende finanziatrici, destinato a rivoluzionare il campo radiofonico mondiale, e inizio della storia di Radio Hinterland.

La rottura del monopolio RAI e la radiofonia privata in Italia

Come già detto, la società che fin dall’inizio possedeva i diritti esclusivi di trasmissione radiofonica in Italia era l’URI, diventata successivamente la RAI. Nonostante però il rilancio voluto da Leone Piccioni a partire dal 1966, la radio del monopolio RAI non era più in grado di soddisfare le esigenze della società italiana del periodo. Ciò portò, anche in Italia, alla nascita delle prime radio private: nel 1975, in seguito ad un buco legislativo (il Parlamento quell’anno non aveva rinnovato il monopolio RAI), nacquero 150 nuove emittenti. Nell’esperienza delle radio libere si cimentano principalmente giovani e attivisti politici, sull’onda dei residui ideologici della rivoluzione culturale del 1968. Le radio di movimento erano quindi legate ad un partito o a movimenti sindacali e davano voce a dibattiti politici e opinioni sulle tematiche diffuse dai movimenti. Le radio commerciali musicali e di intrattenimento, modello radiofonico che fino a quel momento non aveva trovato spazio nel palinsesto della Radio RAI, diventarono invece espressione delle mode e degli stili estetici e di comportamento. Ne sono un esempio Radio Milano International, Studio 105 (l’attuale Radio 105), Radio Dimensione suono a Roma e a Napoli Radio Kiss Kiss. Per tutto l’anno, i sequestri dell’Escopost misero a dura prova le prime radio coraggiose, fino a quando, il 28 luglio 1976, con la sentenza numero 202 della Corte Costituzionale,  le trasmissioni in ambito locale vennero legalizzate, cancellando di fatto il monopolio RAI. Tuttavia non esisteva ancora una legge che regolasse l’emittenza privata: al tempo bastava trovare una frequenza libera e disporre di un trasmettitore per creare la propria piccola emittente.

Gli studi di Radio Milano International (www.radiomilano.international)
Peppino Impastato e Radio Aut

La nascita di Radio Hinterland

Negli anni ’70 in tutta Italia si avviava un progressivo allontanamento dei cittadini dal mondo delle istituzioni. Questo allontanamento dalla vita politica cominciò a caratterizzare anche le più piccole realtà come Binasco in cui, fino ad allora, era stato forte il clima di unità sociale che andava spesso a formarsi attorno alle attività comunali e parrocchiali. Proprio nel 1975 si verificò un altro importante cambiamento: a Binasco, che aveva appena superato la soglia dei 5000 abitanti, per la prima volta si votò secondo il sistema elettorale proporzionale. Come in quasi tutto il resto dell’Italia, si verificò un’avanzata della sinistra a scapito della Democrazia Cristiana. La nuova giunta comunale era ora formata da comunisti e socialisti poiché la Dc, pur avendo ottenuto la maggioranza relativa, aveva eletto lo stesso numero di consiglieri del Pci, che si erano però rapidamente accordato con i socialisti (con 2 soli consiglieri e la carica di sindaco) per formare la nuova giunta.

All’indomani della sconfitta politica, alcuni esponenti del gruppo democristiano, che poteva ancora certamente contare sul sostegno della maggior parte delle associazioni del Paese, iniziarono ad interessarsi al fenomeno delle radio private. Vedevano nella radiofonia libera il mezzo più adatto per recuperare il rapporto con la società del paese, per ristabilire un confronto e un ricco dibattito politico.

Racconta Giuseppe Liati, tra i fondatori della radio, ai microfoni di Giovani Frequenze a febbraio del 2023:

“[…] La nostra è un’emittente nata quasi per caso, sull’onda delle prime radio private, al tempo chiamate radio pirata. Noi volevamo essere una radio vicina al nostro paese che desse voce alle numerose associazioni, religiose soprattutto, che gravitavano attorno al nostro paese. Eravamo i classici quattro amici seduti al bar, per rifarci alla canzone di Gino Paoli, Pietro Leitner, nostro mentore allora, disse “ma perché non facciamo anche noi una radio?”.

Elena “Riposo” negli studi di Radio Hinterland in Largo Loriga
I primi speaker e collaboratori di Radio Hinterland

Si pensò quindi alla possibilità di organizzare un’emittente radiofonica vera e propria. Per questo furono presi i contatti con Radio Rho, una radio comunitaria in provincia di Milano e di matrice cattolica (è proprio da questa emittente che deriva il primo trasmettitore utilizzato da Radio Hinterland). Altro contributo fondamentale fu quello del Parroco di Binasco don Luigi Lucini il quale credette subito al progetto e spinse per la sua realizzazione, offrendo per i primi esperimenti di trasmissione, tra il 1976 e il 1978, i locali dietro alla sagrestia e il campanile per l’installazione dell’antenna.

Ricorda Pierangelo Villani, ex presidente dell’emittente, in un’intervista del 3 maggio 2006 a Francesca Misiano:

“[…] Questo sparuto gruppo di amici si ritrovava alla sera, dopo cena. Accendevano il trasmettitore, come se fosse qualcosa di misterioso, una reliquia. Si mandavano in onda le discussioni e le battute fra amici fino a mezzanotte, e si chiedeva ai familiari e conoscenti di cercare a casa il loro segnale.”

12 gennaio 1978: nasce ufficialmente Radio Hinterland

Con l’atto notarile di giovedì 12 gennaio 1978 si sancisce la nascita dell’emittente Radio Hinterland Binasco. I diciotto soci comparsi di fronte al Notaio Francesco Albertario sono Donadeo Enrico, Fiocchi Sergio, Agliardi Paolo, Soncini Giuliano, Leitner Federico, Acerbi Roberto, Gatti Francesco, Lucini Luigi, Liati Giuseppe, Giani Arialdo, Cavazzoni Giancarlo, Pazzi Giampiero, Leitner Pietro, Gaviglio Mario, Torti Alessandro, Dittrich Vincenzo, Russo Nicola, Oliveri Aldo.

La scelta del nome Radio Hinterland deriva dalla necessità di essere una realtà legata al territorio, appunto, dell’hinterland, ossia il circondario di Binasco (anche se, nei primi tempi di vita dell’emittente, per il suo iniziale marcato stampo democristiano, ottenne anche nomi sarcastici come “Radio Campanile”…).

Pietro Leitner è il presidente della neonata Cooperativa di radiodiffusione, a Pierangelo Villani il ruolo di amministratore delegato. I primi ad andare in onda sono Egone Nannotti e Luigi Arioli. Le trasmissioni cominciano alle 8.00 del mattino grazie a una bobina di musica registrata e proseguono in maniera frammentata durante la giornata. Non esiste un vero e proprio palinsesto, dato che i collaboratori volontari non hanno orari fissi durante la settimana. In quel periodo sono molte le radio che finiscono la giornata su una frequenza e sono costrette a ricominciare il giorno dopo su un’altra perché durante la notte qualcuno se n’è impossessato. Per questo motivo l’antenna rimane sempre accesa.

Ben presto sagrestia e campanile, perfetti per iniziare ma poco pratici, vengono sostituiti da alcuni locali messi a disposizione dall’Oratorio: i collaboratori sono infatti costretti ad entrare in Chiesa per raggiungere il microfono e spesso i dibattiti politici sovrastano la messa, disturbando le normali attività della parrocchia. La radio compie i primi investimenti: acquista mixer, microfoni, bobine e mangia nastri oltre che un trasmettitore e una nuova antenna, posizionata a circa sessanta metri dalla regia. Gli studi si sdoppiano per permettere di registrare dei programmi anche durante le dirette. Cresce sia il numero di collaboratori, sia l’interesse che l’emittente suscita sul territorio. Questo permette a Radio Hinterland di fare un piccolo salto di qualità e differenziarsi dalla miriade di radio locali e comunitarie nate in quel periodo.

Gli anni novanta: la legge Mammì e la sede in via Turati

Dopo numerosi solleciti da parte della Corte Costituzionale, viene approvata il 6 agosto 1990 la Legge Mammì. È questo il passo decisivo per dare una regolamentazione al settore radiotelevisivo italiano, dopo anni di vero e proprio vuoto legislativo, caratterizzato da un’inarrestabile corsa all’accaparramento delle frequenze.

Con l’ingrandirsi della radio e l’ingresso di nuovi inserzionisti serve più spazio: l’occasione di cambiare sede la offre nel 1988 la Cassa Rurale ed Artigiana di Binasco, fondata nel 1921 e sempre molto attenta alle esigenze delle associazioni presenti sul territorio.

In particolare l’ARCCRA, l’associazione ricreativa e culturale della banca, propone a Radio Hinterland di occupare l’intero primo piano della palazzina di via Turati 12 a Binasco, attuale sede dell’emittente. L’occasione viene sfruttate per l’installazione del nuovo traliccio su cui posizionare l’antenna. Si decide di posizionarla proprio a Binasco, nei pressi della nuova sede, rifiutando le alternative di posizionamento sul Monte Penice a sud o a Nord in Val Cava. I vantaggi della montagna erano quelli di poter irradiare un segnale con una più vasta diffusione verso Milano e Pavia: tuttavia la direzione del tempo volle evitare il rischio di perdere in questo modo la radicalità sul territorio dell’emittente, che era stata fin dall’inizio caratteristica fondante della cooperativa.

Pietro Rognoni e Valentina Maggio in Sala Regia 1 dell’attuale sede in via Turati
Riccardo Benvegnù, Roberto Brunazzi e Valentina Maggio nella Sala Regia 2 dell’attuale sede in via Turati

Internet e l’avvento dei primi computer

La radio scopre l’uso dei primi computer per gestire pubblicità e Jingles, viene acquistato un nuovo banco regia e nasce un palinsesto definito con trasmissioni e fasce orarie predeterminate.

L’avvento di Internet cambia totalmente il modello di fruizione radiofonica e musicale. I dischi in vinile vengono sostituiti prima dai compact disc e poi dagli mp3. Le bobine si trasformano in juke boxe computerizzati e poi in una vera propria regia radiofonica interamente virtuale. Tutto cambia intorno a Radio Hinterland, ma non la voglia di continuare a informare ed essere una presenza costante e importante, un punto di riferimento per il territorio.

La crescita dei principali network radiofonici italiana relegano le realtà regionali e soprattutto locali ad un ruolo di comparsa ed è sempre più difficile reggere il confronto. Radio Hinterland sceglie di andare avanti nonostante le difficoltà (e qualche ghiotta offerta di acquisto di grandi network attratti dalla frequenza e dalla concessione ministeriale per trasmettere in Dab).

Ad oggi Radio Hinterland conta più di 60 collaboratori volontari, molti dei quali sono giovani ragazzi entrati in contatto con la realtà negli ultimi anni, e può vantare di essere l’unica emittente comunitaria a trasmettere ancora in FM in tutto il sud Milano.

La Radio rimane una realtà locale legata al territorio e si impegna a rinnovare le promesse fatte più di quarant’anni fa al momento della sua fondazione: essere centrale nella vita socioculturale del territorio, essere un catalizzatore per la comunità del sud Milano e nord Pavia, essere un trampolino e un laboratorio per i ragazzi giovani e meno giovani che scelgono di avvicinarsi al meraviglioso mondo della radio.

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